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Cambiamento climatico e ISA lecture |
È con immenso stupore e una certa dose di sconcerto che apprendiamo della lecture organizzata dall'Istituto di Studi Superiori (ISA) dell'Università di Bologna intitolata "Climate is changing... since 4.5 billion years ago". Risulta immediatamente evidente, già dall’abstract di tale presentazione, come il relatore, il professor Demetris Koutsoyiannis del Politecnico di Atene sostenga tesi comunemente definite di negazionismo climatico, ovvero volte a negare o minimizzare l’impatto dell’uomo nei recenti cambiamenti climatici. Tali tesi sono in netto contrasto con le evidenze sperimentali raccolte negli ultimi decenni e con quanto sostenuto dalla comunità scientifica e dall'Intergovernmental Panel on Climate Change in merito [1, 2]. Il recente report congiunto delle principali organizzazioni internazionali dedicate allo studio dei cambiamenti climatici afferma [3]
consolidated evidence reinforces human influence as the dominant cause of changes to the Earth system.
Non è nostra intenzione suggerire che si debbano censurare le voci in contrasto con l’opinione maggioritaria, né desideriamo, da ricercatori o aspiranti tali, negare l’importanza del dibattito scientifico nelle questioni più controverse. Al contrario, proprio perchè il dibattito è di fondamentale importanza e svolge un ruolo centrale nella comunità scientifica riteniamo necessario evidenziare due aspetti chiave di questa vicenda.
Il primo punto è di merito. Il dibattito scientifico, per potersi dire tale e quindi essere ospitato presso la prestigiosa sede dell'Alma Mater, deve seguire le regole e i criteri che la comunità scientifica ha sviluppato e affinato nel corso degli anni e che hanno portato agli incredibili risultati dei quali la scienza e la tecnica moderne possono farsi vanto, nonché agli enormi benefici di cui giova quotidianamente tutta l'umanità. Invitare il professor Koutsoyiannis, che si occupa prevalentemente di idrologia, a parlare di un tema lontano dal suo campo di studi è una scelta che riteniamo poco saggia, al netto della sua integrità scientifica (discussa qui e qui). Soprattutto a fronte delle affermazioni contenute nell'abstract
The scaremongering on "climate change" and the disasters it will allegedly cause is mainly associated with socio-political and economic interests, rather than with scientific data.
The hypothesis that recent changes [...] is anthropogenic, unlike the natural changes which always have taken place, is not supported by evidence.
A fortiori, the predictions of these models for the future cannot be trusted.
Come riportato in qui, l’articolo del relatore che ne proverebbe le tesi [4] è stato pubblicato su una rivista di idrologia e non di climatologia, di cui peraltro egli è editore (!). Ora, sottoporre uno studio di climatologia ai revisori, idrologi anch’essi è come chiedere a degli esperti di letteratura russa di valutare un saggio sulla poesia latina. Data dunque la serie di inesattezze e falsità riportate, e le leggerezze metodologiche degli studi del professor Koutsoyiannis (contestate in [5]), non sembra affatto che egli conosca in modo dettagliato gli argomenti che propone di discutere. È lecito quindi domandarsi quali criteri siano stati adotatti dall’ISA nel selezionare uno speaker che appare estremamente inadeguato a sostenere una conferenza scientifica di climatologia, per di più su un tema così sentito dall'opinione pubblica. Né mancano le competenze per rendersi conto dell’errore: il Dipartimento di Fisica e Astronomia comprende un importante gruppo di ricerca sui temi atmosferici e climatici, mentre il Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici ha a Bologna una delle sue sedi.
Il secondo aspetto riguarda il contesto e l’opportunità di ospitare conferenze simili. In un epoca in cui la fiducia nella scienza e negli scienziati è in uno stato precario presso il grande pubblico, la questione delle pseudoscienze va affrontata con particolare delicatezza. Ospitare, come ISA e come UniBo, eventi di questo tipo in nome di una presunta libertà di pensiero offre il fianco, in buona o cattiva fede, al negazionismo climatico e a facili strumentalizzazioni, esponendo l’Ateneo a future (comprensibili) critiche. Il messaggio principale che viene veicolato, più o meno inconsciamente, utilizzando il nome dell’Ateneo è che, dato che tesi simili vengono dibattute persino all’interno delle aule dell’Università di Bologna, allora esiste un dibattito sulle cause antropogeniche del riscaldamento globale. Dibattito che, tra gli esperti, non esiste affatto. Il fatto che l’Università di Bologna, usando fondi dell’ISA, inviti a parlare chi sostiene simili tesi è un controsenso, visto il lodevole impegno di UniBo sui temi della sostenibilità ambientale. Dal punto di vista comunicativo questo è un grave errore che rischia di confondere chi è interessato alla questione, vanificando il prezioso lavoro di divulgazione scientifica (ad esempio portato avanti qui e qui che tanti svolgono nel tentativo di arginare la sempre presente disinformazione.
Santer, B.D., Bonfils, C.J.W., Fu, Q. et al.: Celebrating the anniversary of three key events in climate change science., Nat. Clim. Chang. 9, 180–182 (2019) doi:10.1038/s41558-019-0424-x
Cook, J. et al.: Consensus on 103 consensus: a synthesis of consensus estimates on human-caused global warming, Env. Res. Lett. 11 (2016) doi:10.1088/1748-9326/11/4/048002
Science Advisory Group of the UN Climate Action Summit: United In Science: high-level synthesis report of latest climate science information, 2019
D. Koutsoyiannis et al.: On the credibility of climate predictions, Hydrological Sciences Journal,53:4, 671-684, (2008) doi:10.1623/hysj.53.4.671
David Huard: Discussion of “A comparison of local and aggregated climate model outputs with observed data” A black eye for the Hydrological Sciences Journal Hydrological Sciences Journal, 56:7, 1330-1333 (2011), doi:10.1080/02626667.2011.610758